Correva l’anno 1984…37 anni fa! E già se ne parlava
Bobbie M.Atwell, curatore dell’articolo “Sex and the cancer patient: An unspoken concern” già affrontava – nel lontano 1984 – il tema della qualità della vita, in particolare della sessualità, nelle persone che combattono il cancro. Anzi, il problema era già discusso da tempo, viste le citazioni che l’autore riporta nelle note.
Ma allora, ci chiediamo, perché se ne deve parlare ancora? Quanto grande è il tabù sessuale e quanto tempo dovrà ancora trascorrere perché il medico informi la sua paziente, senza lasciarla nell’angoscia di scoprire da sola cosa succede nella sua vita dopo il cancro!
Leggiamo insieme qualche frase (tradotta dall’articolo).
“Molti fattori che influenzano la qualità della vita sono raramente discussi in ambito clinico e solo di recente sono emersi come argomenti nella letteratura scientifica; la sessualità è uno di questi. Molti professionisti sanitari non discutono di sessualità o funzionamento sessuale con i pazienti a causa di conflitti di valori personali o perché si sentono inadeguati su questo argomento. Inoltre, i pazienti raramente chiedono ad alta voce: «Cosa farà questo alla mia vita sessuale?».
Il cancro influisce sulla vita sessuale e sulla propria sessualità? La risposta è senza dubbio sì.
Il team sanitario dovrebbe offrire una corretta informazione e il supporto nell’intraprendere le terapie disponibili.
“La sopravvivenza è spesso il mezzo con cui giudichiamo il risultato del trattamento del cancro e poca attenzione è stata prestata alla qualità della vita – in particolare alla vita sessuale – del paziente. Gli operatori sanitari dovrebbero essere disponibili per fornire educazione sessuale e consulenza ai pazienti e ai loro partner”.
E allora parliamone!